Rivoluzionario e uomo politico russo. Figlio di un ufficiale
dello zar, fu attivo nel movimento socialista russo sin dagli anni in cui era
studente, affermandosi come uno dei massimi dirigenti del partito socialista
rivoluzionario. A differenza della maggior parte dei capi di questo partito, a
base prevalentemente contadina, egli aveva studiato attentamente Marx e
conosceva bene i movimenti socialisti dell'Europa occidentale. In esilio in
Svizzera, vi diresse il principale giornale socialista rivoluzionario nei primi
anni del Novecento. Anche grazie ai contatti che ebbe all'estero, andò
maturando una visione assai più internazionalista e meno chiusa
nell'ambito strettamente contadino, rispetto a quella degli altri capi
socialisti rivoluzionari. Nel 1915 partecipò alla conferenza
internazionale di Zimmerwald, facendo propria la richiesta di una pace dei
popoli. Votò la mozione della maggioranza pacifista, contro il gruppo
minoritario capeggiato da Lenin che auspicava la fine della guerra mediante la
rivoluzione proletaria. Ritornato in patria dopo la rivoluzione del febbraio
1917, trovò il suo partito fortemente diviso tra un'ala destra tendente
ad appoggiare Kerenskij e la sinistra ostile al governo. Postosi in una
posizione mediana, entrò a far parte del secondo governo di coalizione,
presieduto dal principe L'vov, come ministro dell'Agricoltura. Questa sua
partecipazione si dimostrò molto incomoda, togliendogli la
possibilità di guadagnarsi l'appoggio popolare, poiché, pur
essendo egli desideroso, come socialista, di dare la terra ai contadini, come
ministro si vide costretto ad adottare severi provvedimenti per evitare che essi
la prendessero da soli. Durante i disordini del luglio successivo, venne fatto
prigioniero dai dimostranti, e fu salvato dal linciaggio solo grazie
all'intervento di Trockij. Entrò poi a far parte del governo Kerenskij e,
dopo la Rivoluzione d'Ottobre, continuò a rimanere il capo riconosciuto
della corrente centrista dei socialisti rivoluzionari, che nelle elezioni della
fine di novembre avevano ottenuto 410 dei 707 seggi dell'Assemblea (contro 175
dei bolscevichi). Nel gennaio 1918, all'apertura dei lavori, l'Assemblea
costituente lo elesse suo presidente, preferendolo a Marja Spiridonova candidata
della sinistra del partito. Approfittando della scissione di quest'ala, il
giorno dopo i bolscevichi sciolsero l'Assemblea dichiarando nullo il verdetto
elettorale. Lasciata Mosca, partecipò a Samira alla formazione di un
governo provvisorio "socialista", capeggiato da membri della disciolta
Costituente. Nel periodo di confusione e di guerra civile che ne seguì,
si costituirono in Siberia e negli Urali altri governi provvisori
antibolscevichi e socialisti solo di nome, protetti dalle armate "bianche". Egli
si oppose alla costituzione del governo di Ufa, erede di quello di Samara,
poiché esso dipendeva chiaramente dalle forze controrivoluzionarie. Con
l'avanzata dell'Armata Rossa, non seguì i socialisti di destra che
fuggivano all'estero e, dopo aver rinunciato alla lotta armata contro i
bolscevichi ritornò a Mosca dove riprese la sua attività
propagandistica. Nel giungo 1919 convocò un congresso di quanto rimaneva
del partito socialista rivoluzionario, dopo il passaggio dell'ala sinistra nelle
file bolsceviche. Rimase in Russia ancora per un certo tempo, riparando
all'estero nell'estate del 1920. Si stabilì a Parigi dove visse sino allo
scoppio della seconda guerra mondiale, quando lasciò la Francia per gli
Stati Uniti (Jambov 1876 - New York 1952).