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Černov, Viktor Michailovic.

Rivoluzionario e uomo politico russo. Figlio di un ufficiale dello zar, fu attivo nel movimento socialista russo sin dagli anni in cui era studente, affermandosi come uno dei massimi dirigenti del partito socialista rivoluzionario. A differenza della maggior parte dei capi di questo partito, a base prevalentemente contadina, egli aveva studiato attentamente Marx e conosceva bene i movimenti socialisti dell'Europa occidentale. In esilio in Svizzera, vi diresse il principale giornale socialista rivoluzionario nei primi anni del Novecento. Anche grazie ai contatti che ebbe all'estero, andò maturando una visione assai più internazionalista e meno chiusa nell'ambito strettamente contadino, rispetto a quella degli altri capi socialisti rivoluzionari. Nel 1915 partecipò alla conferenza internazionale di Zimmerwald, facendo propria la richiesta di una pace dei popoli. Votò la mozione della maggioranza pacifista, contro il gruppo minoritario capeggiato da Lenin che auspicava la fine della guerra mediante la rivoluzione proletaria. Ritornato in patria dopo la rivoluzione del febbraio 1917, trovò il suo partito fortemente diviso tra un'ala destra tendente ad appoggiare Kerenskij e la sinistra ostile al governo. Postosi in una posizione mediana, entrò a far parte del secondo governo di coalizione, presieduto dal principe L'vov, come ministro dell'Agricoltura. Questa sua partecipazione si dimostrò molto incomoda, togliendogli la possibilità di guadagnarsi l'appoggio popolare, poiché, pur essendo egli desideroso, come socialista, di dare la terra ai contadini, come ministro si vide costretto ad adottare severi provvedimenti per evitare che essi la prendessero da soli. Durante i disordini del luglio successivo, venne fatto prigioniero dai dimostranti, e fu salvato dal linciaggio solo grazie all'intervento di Trockij. Entrò poi a far parte del governo Kerenskij e, dopo la Rivoluzione d'Ottobre, continuò a rimanere il capo riconosciuto della corrente centrista dei socialisti rivoluzionari, che nelle elezioni della fine di novembre avevano ottenuto 410 dei 707 seggi dell'Assemblea (contro 175 dei bolscevichi). Nel gennaio 1918, all'apertura dei lavori, l'Assemblea costituente lo elesse suo presidente, preferendolo a Marja Spiridonova candidata della sinistra del partito. Approfittando della scissione di quest'ala, il giorno dopo i bolscevichi sciolsero l'Assemblea dichiarando nullo il verdetto elettorale. Lasciata Mosca, partecipò a Samira alla formazione di un governo provvisorio "socialista", capeggiato da membri della disciolta Costituente. Nel periodo di confusione e di guerra civile che ne seguì, si costituirono in Siberia e negli Urali altri governi provvisori antibolscevichi e socialisti solo di nome, protetti dalle armate "bianche". Egli si oppose alla costituzione del governo di Ufa, erede di quello di Samara, poiché esso dipendeva chiaramente dalle forze controrivoluzionarie. Con l'avanzata dell'Armata Rossa, non seguì i socialisti di destra che fuggivano all'estero e, dopo aver rinunciato alla lotta armata contro i bolscevichi ritornò a Mosca dove riprese la sua attività propagandistica. Nel giungo 1919 convocò un congresso di quanto rimaneva del partito socialista rivoluzionario, dopo il passaggio dell'ala sinistra nelle file bolsceviche. Rimase in Russia ancora per un certo tempo, riparando all'estero nell'estate del 1920. Si stabilì a Parigi dove visse sino allo scoppio della seconda guerra mondiale, quando lasciò la Francia per gli Stati Uniti (Jambov 1876 - New York 1952).